Dieci domande a… Frank Tysell

Cari lettori, se siete amanti dell’horror non potete non leggere uno dei romanzi di Frank Tysell. Conosciamolo meglio in questa intervista; vi ricordo che al fondo troverete anche il link alla recensione del suo libro “La chiesa del diavolo“.

“La chiesa del diavolo” – Frank Tysell

Come nasce la tua passione per la scrittura?

Devo dire che mi è sempre piaciuto scrivere, già dalle elementari e andando avanti la passione è cresciuta. Durante le superiori, un tema scritto da me ha vinto un concorso interno all’istituto tra oltre 300 scritti presentati, ricevendo la votazione più alta. Una piccola soddisfazione che, ahimè, è finita per scontrarsi con la “fase della post adolescenza”. Anni, tra i 18 e i 21, in cui ho abbandonato la scrittura e la lettura. Lettura che ho ripreso quasi subito, mentre per la scrittura ho dovuto attendere di compiere il quarto di secolo, prima di rinsavire. Da lì in poi ho recuperato e da qualche anno scrivo con una certa costanza. A tratti persino maniacale!

C’è stato un autore che ti ha formato e/o influenzato maggiormente?

Beh, parrebbe scontato dirlo ma Stephen King indubbiamente fa parte di questo bagaglio. Anche se, devo dire, molta influenza arriva da R.L. Stine e i suoi Piccoli Brividi che, per chi come me è cresciuto negli anni ’90, rappresentano un’icona. Conservo bellissimi ricordi di alcuni di quei libri dalle copertine sempre impeccabili. Crescendo, uno degli autori a cui mi sono affezionato è Stuart MacBride. Posso dire che questi tre autori rappresentano al meglio la mia formazione. O quanto meno, la mia formazione fino a questo momento…

Dove trovi l’ispirazione per le tue storie?

Dalla mia sovraffaticata mente! (:D perdona l’emoticon ma era necessaria). Scherzi a parte, è inevitabile che libri e film diano una spinta; ma è soprattutto la realtà che mi circondano a caratterizzare i personaggi e i luoghi. Molto spesso anche certi dialoghi e situazioni sono tratte dalle mie personali esperienze. Anche indirette, talvolta.

Quando scrivi segui una scaletta o costruisci la trama strada facendo?

In verità entrambe le cose. Nel senso che dipende molto dal libro, a volte vado strada facendo e a volte procedo con una scaletta. Ma devo dire che il più delle volte vado a getto e quasi sempre finisco per stravolgere o trascinare nel cestino la scaletta preparata.

Hai abitudini particolari per scrivere? Orari, luoghi, ecc?

Sono una persona che si adatta bene alle situazioni e faccio spesso di necessità, virtù. Nel senso che mi è capitato di scrivere – sulla app del cellulare – nei posti più strani e impensabili (ad esempio nel bagno di un negozio e in quello di un centro commerciale) perché in quel momento mi era venuta un’idea o una frase. Ho scritto anche sotto la pioggia e sotto la neve, e persino mentre ero in auto incolonnato (sì,lo so, non si fa. Ma eravamo tutti fermi causa incidente…). Certamente scrivo molto quando sono a casa, davanti al mio portatile, e non ho orari che amo o che odio; scrivo molto e scrivo spesso: mattina, pomeriggio, sera e talvolta la notte. Perché si sa, le migliori, ma anche le peggiori idee, arrivano quando il sole va dietro l’orizzonte.

“Le notti di Moses” – Frank Tysell

Qual è il tuo pubblico ideale? A che lettore pensi quando scrivi?

Questa domanda mi piace (anche le altre, ovviamente, ma questa ancor di più.) Io vorrei che il mio pubblico ideale fosse il più eterogeneo possibile, ma un pubblico che alla fine della storia, del romanzo, chiuda la pagina e dica: «E se succedesse a me?»

Quanto c’è di autobiografico in ciò che scrivi?

Se questa domanda fosse riferita solo a La Chiesa del Diavolo, avrei persino paura a rispondere… Ovviamente scherzo. Certamente di mio ci sono alcuni dialoghi che i protagonisti hanno tra di loro, ma anche scene comuni di vita quotidiana: come ad esempio in alcune parti di Le notti di Moses. In quel caso il piccolo Buck è ispirato al mio Fred, un cagnolino che mi tiene compagnia da ormai due anni. A volte anche l’architettura di una casa o un quartiere sono strettamente legati a luoghi in cui vivo o ho vissuto. Ho avuto la fortuna (o la sfortuna, dipende dai punti di vista) di aver cambiato molte case e molti paesi in pochi anni, di aver visitato e viaggiato quando ancora si poteva. E ho cercato di prendere da ogni posto qualcosa da portarmi dietro. Poi lascerò i lettori di questa intervista con il dubbio di cosa ci sia di realmente autobiografico nel rapporto con i demoni che aleggiano ne La Chiesa del Diavolo…

Quali tematiche ti piace affrontare?

Quelle tematiche che spesso portano a farti un sacco di domande ma le cui risposte sono fumose, e non sono certe. Voglio dire, 5+5 fa inconfutabilmente 10; è certo. È matematico e scientifico. Sento spesso dire cose del tipo “I fantasmi non esistono, i demoni o il demonio anche, le presenze neppure” e via discorrendo. Se è pur vero che non esiste prova scientifica della loro esistenza, non esiste nemmeno la prova che non esistano… E, anche quello, è inconfutabilmente vero. In poche parole, mi piace affrontare quelle tematiche di cui non si hanno risposte certe.

Tre aggettivi per descrivere la tua scrittura.

Semplice, dettagliata , “interrogativa” (vedasi domanda 6).

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ho pubblicato un altro romanzo dal titolo Le notti di Moses. Alcune case editrici hanno tra le mani alcuni miei manoscritti che sono in fase di valutazione. Nel frattempo ho scritto altri due romanzi (che sono nel cassetto) e un altro che è nella fase di “decantazione”. Continuerò a pubblicare anche con Amazon e se tutto andrà bene e non sarò stretto con i tempi, pubblicherò un romanzo breve per l’estate. Ma, come scontato che sia per chi scrive di Horror e vive di suspance, è tutto ancora top-secret.

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Pubblicato da persa_nei_libri

Amante dei libri e della scrittura, adoro perdermi tra le pagine.