Dieci domande a… Andrea Moretti

Andrea Moretti è l’autore di una raccolta di racconti horror che ho recentemente recensito e che vi consiglio caldamente di leggere: si intitola “Purple cat“, VJ Edizioni. Conosciamolo meglio con questa intervista.

“Purple cat” – Andrea Moretti

Come nasce la tua passione per la scrittura?

È nata, nel mio caso, in modo abbastanza spontaneo e naturale: dalla necessità di comunicare, più che con gli altri con me stesso e il mio intimo. Per me la scrittura rappresenta un momento catartico e di autoanalisi. Un modo per conoscere la mia persona in maniera più approfondita. Certo, per chi vuole scrivere è importante che vi sia un confronto diretto con il pubblico, altrimenti non si prende mai coscienza dei propri mezzi comunicativi. Per me è stato così: inizialmente scrivevo per me stesso, dopodiché ho imparato a confrontarmi con i lettori e a modulare il mio stile rispetto a molteplici contesti e situazioni. Scrivere per il teatro mi ha aiutato molto.

C’è stato un autore che ti ha formato e/o influenzato maggiormente?

Nel periodo dell’adolescenza sono cresciuto principalmente con i romanzi della letteratura classica giapponese – Mishima, Kawabata, Dazai, Tanizaki – e questo spiega, in parte, la mia predilezione verso la forma narrativa del racconto, visto che tra questi scrittori aveva sicuramente un certo peso. Anche gli autori del decadentismo – Wilde su tutti – hanno esercitato su di me una forte influenza: credo che evocare musica e immagini gradevoli con le parole sia molto importante, a prescindere da ciò che si scrive. Altra suggestione che si nota chiaramente nei miei scritti è quella maturata dal cinema horror, che apprezzavo particolarmente da ragazzo. Nella pagina “Ringraziamenti” del mio libro ho sentito il bisogno di esprimere gratitudine verso tutti coloro che considero “i miei maestri”.

Dove trovi l’ispirazione per le tue storie?

Semplicemente dalla realtà quotidiana: vi trovo sempre degli stimoli, che poi sviluppo dispiegandoli in canali di pura fantasia. Sono molto attento a fatti di cronaca e attualità, che dissemino spesso nei miei racconti.

Quando scrivi segui una scaletta o costruisci la trama strada facendo?

Diciamo che agisco in modo un po’ “ibrido”: il più delle volte, a briglia completamente sciolta, mi affido all’immaginazione, sulla base di uno stimolo anche molto vago. La storia, in questo caso, è come se si costruisse da sé. Altre volte ricorro a una sorta di scheletro narrativo, che puntualmente infrango. Dò molto più valore all’improvvisazione che alla pianificazione razionale. Qualche annotazione, però, una sorta di bussola, occorre sempre averla; in modo da non perdere mai la propria rotta.

Hai abitudini particolari per scrivere? Orari, luoghi, ecc?

Quando arriva l’ispirazione scrivo un po’ ovunque mi trovi. Nel momento in cui lavoro a un nuovo libro scrivo praticamente tutti i giorni, non appena trovo un momento libero: a volte con molta fatica, a causa dei numerosi impegni. Cerco di farlo anche quando non sto lavorando ad alcuno scritto, così da tenermi sempre allenato. Non ho orari né riti particolari, anche perché la vita frenetica non lo permette.

Qual è il tuo pubblico ideale? A che lettore pensi quando scrivi?

I miei scritti sono indirizzati a chiunque voglia guardare con spirito critico alla realtà in cui viviamo. Vi è una predilezione per i giovani, i quali sono chiamati a portare un cambiamento positivo nel mondo contemporaneo; nondimeno, anche le vecchie generazioni potrebbero trovarvi qualche interessante spunto di riflessione, soprattutto per capire meglio le nuove generazioni e la realtà sempre più incerta e precaria in cui si trovano a vivere.

Quanto c’è di autobiografico in ciò che scrivi?

Elementi autobiografici sono spesso presenti nei miei scritti: trovo che rendano la narrazione più sincera e personale. Tuttavia, l’autobiografia è sempre deformata in un tessuto di immaginazione e situazioni surreali che vorrebbero elevare il quotidiano a qualcosa di sconosciuto ed estraniante.

Quali tematiche ti piace affrontare?

I temi d’attualità sono sempre protagonisti delle mie storie, così come i problemi quotidiani, il precariato, le imposizioni sociali, l’incertezza rispetto al futuro. Sensazioni con le quali tutti ci troviamo amaramente a fare i conti in questo periodo: vissute, nei miei racconti, attraverso la lente deformante di un mondo di alienazione.

Tre aggettivi per descrivere la tua scrittura.

Cupa, surreale, introspettiva.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sto lavorando a un romanzo e a un’altra raccolta di racconti, dove i temi di “Purple cat” si ripresenteranno in una forma inedita e insieme a nuove suggestioni. Un mio racconto apocalittico – sui disastri climatici – uscirà, nei prossimi giorni, nell’antologia “I signori del thriller” edita da Rudis edizioni. Spero, inoltre, non appena possibile, di poter promuovere il mio “Purple cat” più attivamente, presenziando a qualche fiera. Il periodo del Covid è stato devastante per noi esordienti.

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Pubblicato da persa_nei_libri

Amante dei libri e della scrittura, adoro perdermi tra le pagine.