Recensione di “Doll Syndrome” – Andrea Cavaletto

Cari lettori, con la recensione di oggi voglio parlarvi di un libro davvero molto particolare, si intitola “Doll syndrome” di Andrea Cavaletto, Black House edizioni.

“Doll Syndrome” – Andrea Cavaletto

Il protagonista della storia non ha un nome, è semplicemente l’Orco, un uomo che nessuno nota, “un morto che finge un po’ di vita”, un essere che non ha più nulla di umano e, chissà, forse non l’ha mai avuto. È un ex mercenario che soffre di stress post traumatico. L’uomo è disturbato, autolesionista, un erotomane e un feticista che a volte crede di lasciare andare in giro un altro se stesso mentre lui rimane a casa. L’Orco lavora in una lavanderia e le sue giornate trascorrono sempre uguali. Un giorno, però, nota una ragazza al bar in pausa pranzo e arriva a scaricare tutto ciò che prova per lei su una bambola gonfiabile. L’arrivo di un ostacolo che si mette tra questa “coppia” porterà l’uomo in un abisso di follia, degrado e perversione.  

Inizierei col parlarvi dell’autore del romanzo. Andrea Cavaletto è illustratore e sceneggiatore. Collabora con Sergio Bonelli Editore e ha scritto, per farvi un esempio, numerose storie di Dylan Dog. Ha realizzato la sceneggiatura dell’horror movie “Hidden in the woods” e del film “Lettera H”, che ha vinto numerosi premi.

Sicuramente “Doll syndrome” non è un libro per tutti, è una storia nera, una lettura forte e priva di censure, è un viaggio nella zona più marcia della mente umana. La storia è disturbante, ha un ritmo costante che cresce fino all’inaspettato finale. Il lettore accompagnerà l’Orco nelle sue giornate, perché la narrazione è scandita in questa maniera: brevissimi capitoli che si aprono con l’indicazione di giorno, ore e minuti.

Andrea Cavaletto ci porta nella mente malata del protagonista, e lo fa con un linguaggio crudo, duro e diretto, le sue parole sono carta vetrata che sfrega incessantemente sull’anima del lettore. Lo stile è essenziale, non c’è una sola parola di troppo, segno della grande padronanza di scrittura dell’autore. Una lettura da leggere ricordandosi di respirare, una storia di orrore estremo che lascia sicuramente il segno.

Il romanzo ha in apertura un’introduzione di Paolo Di Orazio ed è la novelization della sceneggiatura dello stesso autore per  l’omonimo film di Domiziano Cristopharo (vincitore del Glasgow Horror Festival).

Non mi resta che augurarvi una buona e terrificante lettura.

A seguire, il link con la video recensione del libro.

Pubblicato da persa_nei_libri

Amante dei libri e della scrittura, adoro perdermi tra le pagine.